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mercoledì 2 marzo 2011

TRIBUNALE DI MESSINA: RISARCITO EX DIPENDENTE POSTE MALATO DI CANCRO

Ammalatosi di tumore alla gola nel 2000, sei anni dopo essere andato in pensione, l’uomo, nel corso del procedimento, ha spiegato che i colleghi fumavano durante le ore di lavoro e che non era possibile aprire le finestre presenti nei locali di lavoro, visto che queste erano sigillate; conseguentemente si sarebbe ammalato alla gola, con compromissione delle capacità vocali, proprio a causa del fumo passivo.
Il giudice del lavoro di Messina ha accolto la tesi dell’ex impiegato condannando Poste Italiane a pagargli ben 174.000 euro, a titolo di risarcimento danni. In particolare, osserva il giudice, l'art. 2087 c.c., invocato a fondamento della sua pretesa, impone al datore di lavoro di adottare tutte quelle misure che, in relazione alla natura dell'attività svolta, all'esperienza ed alla tecnica, valgano a preservare la salute del lavoratore.
La pericolosità del fumo c.d. “involontario”, si legge in sentenza, era ben nota nel nostro Paese all'epoca dei fatti tant'é che già nel 1975 era entrata in vigore una normativa che vietava il fumo in determinati ambienti sensibili, tra i quali le corsie degli ospedali, le aule delle scuole, le metropolitane, i cinema.
(Fonte: Avvocati.it)

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